Con al suo attivo ben 12 libri, don Diego Goso è ormai un habitué degli scaffali delle librerie.
Il suo nuovo libro però è speciale, perché si intitola Preti (e non c’è il grigio…) e raccoglie 50 ritratti di sacerdoti contemporanei che l’autore ha conosciuto nel corso della vita.
Scritto con l’humor e la simpatia che caratterizza da sempre i libri di don Diego, Preti è un ottimo spunto per riflettere sulla figura dei pastori e imparare ad amare le loro… sfumature.
Noi di San Paolo store lo abbiamo intervistato per voi:
San Paolo Store: Quando ti è venuta in mente l’idea per questo libro?
Don Diego Goso: È stato il brutto periodo in cui la bellezza del ministero sembrava scomparire sotto i casi di pedofilia che erano urlati dai media in tutto il mondo. Terribili storie purtroppo: ma noi non siamo questo. Il Clero italiano non è solo quei casi. Ed è nato il desiderio di raccontare degli straordinari sacerdoti che ho conosciuto nella vita.
SPS: Nel capitolo “La chitarra di Dio” racconti l’incontro con un prete-menestrello pieno di vita e di fede nonostante l’età. Sono due pagine molto belle e intense. Puoi dirci qualcosa di più su di lui?
DDG: Che nella chiesa italiana tutti abbiamo cantato qualche sua canzone. Che adesso lo immagino felice per la Chiesa in rinnovamento sotto Papa Francesco, che mi piacerebbe riprendesse la chitarra in mano e ci regalasse ancora qualche pezzo; anche se la voce è invecchiata, il cuore è rimasto lo stesso: caldo e giovane.
SPS: C’è un sacerdote di cui avresti voluto raccontare e che, magari per ragioni di spazio, non è stato possibile inserire nel libro?
DDG: Ricordo un insegnante di italiano e religione che con noi ragazzi era sempre creativo e allegro anche se aveva una malattia terribile che ci ha nascosto fino alla fine. Ricordo che un suo confratello ha detto al funerale: non ho mai visto nessuno affrontare più serenamente il dolore e la morte.
E ancora un vecchio parroco di montagna che è molto amato dalla sua gente, guida la sua macchina andando adagio adagio per le strade dei suoi monti. Parla solo più in piemontese ma riesce a farsi capire da tutti: l’internazionale linguaggio dell’amore di un padre.
SPS: Un’ultima domanda: se dovessi raccontare don Diego Goso come hai fatto nel libro, che figura di prete ne uscirebbe fuori? C’è qualcuna di quelle che hai tratteggiato che ti assomiglia particolarmente?
DDG: La più scadente di tutte, la pallida imitazione di quelle raccontate nel libro. Al massimo sono io che provo ad assomigliare ad uno di loro. Spero solo che un giorno trovandomi davanti a Dio l’uomo e il prete arrivino insieme per lo stesso giudizio, perché tutti loro mi hanno insegnato che così non si perde mai la via della Misericordia.