Papa Francesco, Dio ride. Umorismo e gioia nella fede

Papa Francesco, Dio ride. Umorismo e gioia nella fede

Papa Francesco, Dio ride. Umorismo e gioia nella fede

Dio ride. Umorismo e gioia nella fede (PIEMME), il nuovo libro di papa Francesco, è un monito per chi – cristiano o no – soffre della “malattia della faccia funerea”, quella delle persone burbere e arcigne, le quali ritengono che per esser seri occorra dipingere il volto di malinconia. Al contrario, la fede è festa, scrive il papa, e l’ironia è sapienza.
SanPaoloStore ha intervistato il curatore del volume, Natale Benazzi, teologo, scrittore e consulente editoriale.

San Paolo Store: Il cristiano è un uomo e una donna di gioia. Papa Francesco è tornato spesso su questa frase e su ciò che vuol dire, ma spesso gli stessi cristiani faticano a comprendere cosa significhi veramente. Cosa distingue la gioia dall’allegria o dal semplice buonumore?
Natale Benazzi: Per il cristiano e per papa Francesco, naturalmente, la gioia è quasi il momento generativo del buonumore e dell’allegria; ma non è riducibile ad allegria: la gioia è un sentimento profondo che nasce dalla consapevolezza che la vita rimane un dono di Dio anche quando sia una vita difficile, anche quando vi sia una “croce”. E che la vita-dono (non la morte-privazione) è l’ultima parola per ogni donna e uomo. Siamo fatti per la vita, quindi non possiamo che essere felici.

SPS: La gioia è intimamente connessa alla speranza. Francesco ha più volte esortato i cristiani – specialmente i giovani – a non lasciarsi rubare la speranza. Qual è la via da seguire indicata dal Papa?
NB: È la conseguenza di quanto abbiamo detto prima: innanzitutto coltivare la consapevolezza che la vita umana è un bene, e che il male non ha l’ultima parola, neppure quando sembra vincere; in secondo luogo, agire come chi sa che la vita è un bene. Dalla consapevolezza nasce l’agire positivo, “felice”. Papa Francesco, da buon gesuita, questa consapevolezza che diventa azione la vive e la trasmette. Non lasciarsi rubare la speranza significa precisamente questo.

SPS: Gioia è anche condivisione, comunità. In tempi in cui queste parole, e altre affini come accoglienza, sono costantemente osteggiate, la sveglia sembra provenire proprio dai cristiani: quanto merito ha papa Francesco in questa presa di coscienza?
NB: Anche questo è consequenziale: chi sa che la vita è un bene e che va vissuta per il bene, sa anche il senso profondo della condivisione del bene. Molti accolgono le parole di Francesco come importanti finché non toccano le questioni socio-politiche, ma bisogna mettersi il cuore in pace sul fatto che il papa vede profondamente il rapporto tra gioia, bene personale e bene sociale. Anche quando si tratta di migranti.

SPS: Papa Francesco afferma che dobbiamo essere come anfore nel deserto per dissetare gli altri, anche quando questa anfora si trasforma in una croce. Parafrasando Manzoni, possiamo dire che Francesco ci invita a essere dei vasi di terracotta che non temono di viaggiare tra vasi di ferro?
NB: Sì, l’immagine è bella; sempre coscienti del fatto che l’essere di terracotta indica una fragilità ma deve essere coniugato con la coscienza della croce di Gesù che “non è per la morte ma per la vita”; altrimenti si ripiomba in una cultura del “sacrificio” fine a se stesso. Che non è quella del Papa.

SPS: C’è un passaggio del libro a cui è particolarmente affezionato o ritiene significativo per comprendere il cuore del messaggio di papa Francesco?
NB: Ce ne sono molti. Papa Francesco è icastico nelle sue immagini. Posso citare questa breve frase, che dice molto proprio riguardo alla “falsità” di chi vive la religione con lo “spirito di sacrificio” non cristiano: «Cosa fanno gli ipocriti? Si truccano. Si truccano da buoni. Fanno la faccia da immaginetta, pregano guardando al cielo, facendosi vedere, si sentono più giusti degli altri, disprezzano gli altri. Questa è l’ipocrisia».

SPS: Un’ultima domanda: se dovesse paragonare papa Francesco a un pontefice del passato, a chi lo accosterebbe?
NB: Bella domanda! Posso citarne due? Giovanni XXIII (e forse sembra scontato) per l’immediatezza della comunicazione e Pio X (e scontato non è) per l’attenzione al popolo e alla formazione del popolo. Ma qui si aprirebbe un mondo…

Ringraziamo Natale Benazzi e vi invitiamo a seguire il suo blog vaticanoterzo, sempre ricco di riflessioni intelligenti e pungolamenti intellettuali.

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